Cristiano Banti e i Macchiaioli
Dal 16 gennaio 2025, 8 incontri a Santa Croce sull’Arno
Nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario della nascita di Cristiano Banti (1824-1904), il Comune di Santa Croce sull’Arno, in collaborazione con Nkey e Iter Mentis, organizza un corso di storia dell’arte dedicato a “Cristiano Banti e il Movimento Macchiaiolo”. Un’occasione per immergersi nella pittura toscana del secondo Ottocento e conoscere, oltre alle opere, il contesto culturale in cui nacquero le tele di Banti ma, più in generale, quella che la critica contemporanea chiama la rivoluzione macchiaiola.
Calendario e Programma
Le lezioni della dottoressa Silvia Gullì, esperta del periodo Macchiaiolo, guideranno i partecipanti in un percorso articolato in 8 lezioni. La prima si terrà giovedì 16 gennaio dalle 15:30 alle 17:00 e continueranno ogni giovedì fino al 6 marzo presso la biblioteca comunale di Santa Croce sull’Arno
Questo il programma:
- 16 gennaio: La rivoluzione pittorica dei Macchiaioli toscani
- 23 gennaio: Cristiano Banti, un grande pittore e mecenate
- 30 gennaio: Banti e Boldini: uno speciale rapporto fra mecenate e artista
- 6 febbraio: Giovanni Boldini: da pittore Macchiaiolo a grande ritrattista
- 13 febbraio: Tra storia e realtà: l’opera di Giovanni Fattori
- 20 febbraio: L’emozione pittorica di Silvestro Lega
- 27 febbraio: Telemaco Signorini, pittore e critico d’arte
- 6 marzo: Macchiaioli e Impressionismo: due movimenti a confronto
Un omaggio a Cristiano Banti e ai Macchiaioli
Il corso offre una panoramica sul movimento dei Macchiaioli, approfondendo la figura di Cristiano Banti, nato a Santa Croce sull’Arno il 4 gennaio 1824, e gli artisti a lui legati. Ogni lezione sarà un viaggio nella storia e nell’arte del tempo, per comprendere il contesto culturale e il lascito di questa straordinaria corrente pittorica.Il Docente
Il docente
A guidare il percorso sarà la storica dell’arte Silvia Gullì, esperta di Macchiaioli e autrice di studi e pubblicazioni sul tema, tra cui il libro “Un soffio di voile” dedicato a Giovanni Boldini.
Dettagli e Iscrizione
Durata: 8 incontri. Costo di iscrizione: €10 Luogo: Biblioteca Comunale di Santa Croce sull’ArnoPer ulteriori informazioni e iscrizioni:
Telefono: 0571.30642 – 389850 Email: biblioteca@comune.santacroce.pi.it
Partecipate per scoprire l’affascinante storia dell’arte toscana dell’Ottocento e celebrare uno dei suoi più grandi protagonisti!
I Macchiaioli, cenacolo pittorico nato a Firenze formalmente nel 1855, rappresentano un’esperienza unica nel loro genere, in relazione al territorio in cui lavorarono, la Toscana, e al resto d’Italia. Sono considerati dalla critica uno dei movimenti più rivoluzionari, poiché cercarono di superare l’inerzia creata dalla cultura pittorica accademica che, tra la fine del ’700 e la prima metà dell’800, aveva pervaso anche la Toscana e il resto del Paese.
Un movimento eterogeneo, che, pur partendo da una poetica pittorica comune, una sorta di manifesto improntato alla “teoria della macchia,” declinò questa idea in varie sfumature tecniche e artistiche.
Non immuni dalle istanze pittoriche di quello spartiacque che è Gustave Courbet nella storia dell’arte occidentale, il quale riportò il realismo in primo piano come categoria conoscitiva nell’atto pittorico, i Macchiaioli furono a lungo considerati, erroneamente, dalla critica longhiana cugini minori del movimento impressionista francese. In realtà, si rivelarono una corrente indipendente e autonoma che, proprio nella loro identità territoriale, ritrovò una forte capacità espressiva.
Molti di loro, a partire da uno dei punti di riferimento della pittura italiana dell’800, Giovanni Fattori, intrapresero una lunga e profonda riscoperta della tradizione pittorica toscana, che, dal ’300, passando per l’Umanesimo e il Rinascimento, non si era mai del tutto sopita. Fu una riscoperta del disegno come atto propedeutico all’opera d’arte.
Cristiano Banti fu uno dei principali esponenti di questo movimento. Le sue opere, raramente concepite per la vendita, rappresentano un percorso di indagine estetica nel realismo della campagna toscana. L’opera di Banti, infatti, più di altre, appare come un percorso di indagine artistica che rifiutava di adagiarsi su “una maniera,” continuando fino alle ultime espressioni a ricercare nuovi aspetti della realtà toscana, sia in senso visivo che culturale.